L’isola che c’è

Un nome composto Agrimat, un neologismo potremmo forse dire che sta per tante cose: agriturismo, agricoltura, agricolo e matte, matti, Matino. Quasi a ricordarci la follia della normalità. In realtà significa molto altro oltre l’unione di due termini ed è difficile trovare le parole, giuste e semplici, che lo identifichino, lo classifichino, ammesso che ce ne sia bisogno. Perché l’Agrimat bisogna viverlo, annusarlo, gustarlo, sentirlo, esperirlo con tutti e cinque i sensi e forse anche col sesto di senso: l’amore. È un luogo magico del Salento dove tutto si azzera. Tabula rasa di ogni etichetta, definizione, titolo, vezzo o vanità. Dove si torna ad essere persona tra le persone, in un rapporto di totale parità con l’altro e con se stessi. Dove non conta chi sei, chi sei stato e chi sarai e dove non c’è bisogno delle parole per dire, per raccontare, per spiegare o per giustificare. Bastano gli occhi per comunicare. Uno sguardo che dice tutto a chi ti accoglie come una figlia, un figlio, una nipotina o un nipotino. È uno di quei luoghi immaginati, ad occhi aperti o nei sogni, che credevi non potesse mai esistere. E invece ogni volta, anno dopo anno, resti sempre meravigliosamente sedotto e affascinato dall’Agrimat, perché esiste, è vero, ed è un’isola che c’è! Una grandissima famiglia che abbiamo creato tutti noi.

 

Tonio